Un uomo che ha teso sempre alle conoscenze naturalistiche. Figura che ha sempre studiato la geologia del territorio, Mario Gemmellaro è un personaggio rilevante per Nicolosi.
Scoprendo la sua vita
Mario Gemmellaro nasce a Nicolosi il 20 luglio 1773. Dopo la maturità classica si iscrive a giurisprudenza ma ben presto abbandona gli studi. La precoce scomparsa dei genitori lo porta ad occuparsi dei fratelli e delle sorelle. Lo zio Raimondo lo coinvolge nell’accostarsi alle scienze naturali, presso lo studio del fratello Carlo. Mario Gemmellaro ha ricoperto diverse cariche pubbliche. Ha promosso una serie di opere pubbliche e incoraggiato l’innovazione nell’istruzione.
Inizia le sue ricerche sull’Etna verso il 1800, ispirato dal contatto con dei viaggiatori naturalisti. Nel 1804 ha fatto costruire, sull’orlo delle lava dell’eruzione del 1787, una piccola casa detta Gratissima. Sette anni dopo se ne costruisce un’altra chiamata “Casa inglese” o “Casa Gemmellaro”. Quest’ultima ha costituito il primo Osservatorio Scientifico ad alta quota nel mondo, per studiare i fenomeni vulcanici. Essa, inoltre, assieme alla Gratissima, è stata il nucleo dell’Osservatorio vulcanologico dell’Etna.
Il naturalista è stato interessato pure alla misurazione delle altezze, le cui differenze si possono osservare nella temperatura di ebollizione dell’acqua. Trova aggregazione in varie accademie, come la Gioenia di Catania, l’Istituto Colombiano di Washington, e quelle di Napoli e Palermo. Muore, sempre a Nicolosi, il 12 aprile 1839.
Mario Gemmellaro: l’eredità lasciata
Egli ha spianato la strada per le successive osservazioni sistematiche dell’Etna. Ha fatto adibire la Gratissima per ospitare appassionati e studiosi del vulcano. Una piccola casa allestita pure per i muli, con attrezzi e mobili forniti da Gemmellaro stesso. La “Casa inglese”, invece, si chiama così perché alcuni ufficiali anglosassoni l’hanno finanziata.
Mario Gemmellaro, coi suoi studi, ha dimostrato che l’Etna, in realtà, è un agglomerato di vulcani, poiché presenta più bocche. Quando i vulcani arrivano a vette molto elevate, secondo dati veramente fondati, essi sprofondano. Quindi si origina una depressione calderica: è il caso della Valle del Bove. Nel 1823 Gemmellaro, assieme a John Marshall, ha condotto una spedizione. Si è trattato della discesa verso la “Grotta delle colombe”, la bocca dell’eruzione del 1669, nei pressi dei Monti Rossi. Si è spinto sino a 120 m di profondità, lasciando una lapide: “Marius Gemmellarus primus ima haec in tartara venit”. Il naturalista ha sempre mostrato accoglienza verso viaggiatori e visitatori. Alcuni li ha ospitati nella sua casa a Nicolosi, come Alexandre Dumas. Per chi invece voleva visitare l’Etna ha organizzato, fin dal 1804, il gruppo delle guide e dei mulattieri, che ne conoscevano gli impervi sentieri.
Non solo vulcanologo: ha finanziato, tra le opere pubbliche, la cisterna per l’approvvigionamento idrico, visibile ancora oggi nella piazza principale del paese. Dopo la sua morte le due case per l’Osservatorio sono state abbandonate. Nel 1862 il principe di Piemonte, il futuro re Umberto I, con una donazione ha fatto ristrutturare la Casa inglese. Mario Gemmellaro è un personaggio che ha teso sempre a valorizzare natura e territorio. Ha contribuito a rendere l’Etna identitaria per Nicolosi, ne ha riconosciuto la valenza simbolica, espandendola.