È certamente interessante conoscere la storia del proprio paese andando a fondo e indagando sulle radici legate ad esso. Ma lo è ancora di più conoscere quel senso d’identità collettiva che lega un’attore a sentirsi parte di un gruppo, un noi. Grazie agli studi del prof.re Domenico Ligresti, storico e docente dell’Università degli studi di Catania, quel senso è ben inteso e trova la sua giusta definizione all’interno di in una realtà come quella di Nicolosi, certamente ben diversa da come la conosciamo oggi.
Che cos’è l’identità collettiva?
L’identità collettiva è un concetto che fa riferimento a come l’attore sociale comprenda la propria appartenenza e in base a tale comprensione parli di sé come di un noi. Una forma di auto identificazione in cui ciascun individuo è attraversato da diverse appartenenze, ovvero a quelle che riesce a vivere come proprie. Certamente si parla di identità collettive anche in senso descrittivo, si giudicano nel loro grado di integrazione, ma non esiste alcuna identità del noi senza passare attraverso l’io.
Dopo aver fornito una spiegazione pressoché tecnica del significato di identità collettiva, cerchiamo di comprendere come questo significato possa essere legato a Nicolosi. Uno degli elementi di rafforzamento del concetto di identità collettiva fu sicuramente costituito dall’esigenza di affrontare i pericoli, i rischi, le distruzioni che periodicamente l’attività del vulcano infliggeva al territorio. E ancora la condivisione spesse volte di un comune dolore per la perdita di vite umane, delle case, delle colture. Non di meno, l’unione di intenti e l’impegno che ogni volta comportava una faticosa opera di ricostruzione. Ma come si costituisce la comunità di Nicolosi?
Caruso e Caponetto, prima realtà identitaria nicolosita
Siamo nel medioevo e la comunità di Nicolosi, insieme a Malpasso (oggi Belpasso) e Camporotondo, nasce da uno smembramento del territorio di Paternò. Guidata dalla famiglia Moncada, la cittadina di Paternò attraverso lo smembramento del proprio territorio, determina a sua volta la nascita di un organizzazione politico-amministrativa civile. I Moncada posero inizialmente su Malpasso, nel XVI secolo, un ruolo importante che riguardava la gestione amministrativa del territorio di Nicolosi, anche se per l’ordinamento civile continuava a dipendere da Paternò. Sul finire del Cinquecento sono due i cognomi che ritroveremo un secolo dopo nel censimento degli abitanti di Nicolosi, Caruso e Caponnetto.
Probabilmente scelti tra le persone più in vista del paese Caruso e Caponnetto sono i primi giurati dei casali predisposti alla gestione amministrativa di Nicolosi. I due giurati e certamente altri tantissimi fattori come l’aumento demografico, i disastri del vulcano, il confronto con le comunità che sorgevano vicine, determinarono l’avvio di un processo di identificazione collettiva. Una coscienza di essere comunità, che si esplicò in vari modi. Dalla costituzione delle prime rappresentanze locali, alla definizione dei culti e delle tradizioni religiose e civili. Fu infatti proprio nel Seicento che si finanziava la costruzione delle chiese S. Maria delle Grazie e La Matrice, dotandole di arredi e di immagini sacre.
Caruso e Caponnetto, cognomi di famiglie ancora oggi presenti nel territorio nicolosita, sono certamente simbolici ma molto utili a comprendere la storia del concetto d’identità del nostro paese. Un’eredità nicolosita a cui siamo legati e che siamo chiamati a rispettare.
Molto interessante!
Una bella pagina di storia
Grazie!