Il 29 aprile si festeggia la Giornata Internazionale della Danza promossa dall’International Dance Council dell’UNESCO. Una giornata di festa che accomuna tutti i paesi del mondo. La commemorazione è istituita nel 1982 per il Comitato Internazionale della Danza – C.I.D. dell’Istituto Internazionale del Teatro. Ho scelto quindi di raccontarvi la storia di una ragazza e del suo sogno, Francesca Mazzaglia insegnante di ballo nicolosita alla Shotokan & Introdans. Un esempio nella giornata internazionale della danza.
Il sogno di Francesca, tra studio e dedizione
Francesca raccontaci di te, come nasce la tua passione per la danza?
Ho iniziato a studiare a soli 5 anni. La disciplina dei miei sogni, un vero e proprio amore a prima vista. La danza è bella in tutte le sue sfaccettature, dal classico al moderno, dall’hip hop al reggae. Quando intrapresi questa strada non avrei mai pensato che potesse essere la strada della mia vita. Solo il tempo mi ha confermato l’amore e la dedizione che da li in poi avrei messo in questa disciplina.
Qual è stato l’episodio che ti ha fatto capire questo?
Il primo saggio! Avevo solo 6 anni. Un momento emozionante che ricordo ancora oggi, come tra l’altro anche il primo momento da solista. Poco più grande, avevo 9 anni. Sono arrivata seconda, qui in Sicilia, in un contest di danza a livello regionale. Mi sono formata con la danza classica, per poi fare anche altro certo, adesso è un pò cambiata la situazione, ma molti anni fa era diverso bisognava fare un determinato percorso.
Cosa intendi per cambiato? Parli della danza vista in tv?
Si, anche e soprattutto di tv. Penso che non bisogna far passare un messaggio sbagliato. Bisogna partire dal classico è quella la disciplina che ti permette di fare poi tutti gli altri stili di danza. L’ho vissuto sulla mia pelle. Nel corso della mia adolescenza ho intrapreso lo stile urban. Non nego che ci siano state difficoltà, ma certamente la danza classica mi ha aiutata. In breve tempo ero già più avanti degli altri, apertura di gambe maggiore, potenza e anche muscolatura.
Francesca, parlami del tuo spettacolo “Le porte di Parigi”
Ho creato il musical “Le porte di Parigi”. Uno spettacolo su base modern con contaminazioni di contemporanea e acrobatica. Questo spettacolo è stato molto significato e molto sudato. Dalla scenografia ad ogni singolo ruolo, tutto è stato realizzato con sacrificio e amore per questo lavoro. Rimane in cantiere uno spettacolo di danza contemporanea dedicato a Pirandello “Uno nessuno e centomila”. Speriamo che il covid ci permetta di ripartire a pieno.
A proposito di covid
Attualmente sono ripartita con il corso per gli agonisti. Il covid ha rovinato tanto lavoro purtroppo. Ripartire non è semplice come il mondo del fitness in genere. Lo scorso anno ho un pò zoppicato riaprendo con qualche corso ma pochi numeri. Il non poter far esibire le ragazze a fine anno attraverso il saggio risulta essere un grande problema. Non si può insegnare a distanza, ci ho provato ma i ragazzi devono essere seguiti di persona. Ho provato quindi a creare delle lezioni di studio all’aperto e li finalmente ho visto i miei ragazzi rivivere. Sono cresciuta in una famiglia sportiva. Mio padre insegna Karate, mia sorella si occupa di pilates. La palestra e l’aula di danza per me sono casa. Vederla vuota a causa del covid ha fatto davvero male.
Il tuo ruolo da insegnante, cosa significa per te?
Insegnare è qualcosa di complesso e avvincente, devi saper dare tutto. Non basta essere una brava ballerina. Bisogna motivare i ragazzi sopratutto nei momenti difficili. Applico un metodo d’insegnamento che è frutto di contaminazioni di diverse tecniche. La tecnica vaganova, quella francese e quella italiana. Dico sempre alle mie allieve che la danza è una disciplina che ti educa per la vita. Qualsiasi cosa tu faccia da grande, la danza sarà sempre una forma mentis importante, fatta di enormi sacrifici. Bisogna saper rinunciare per crescere in questo settore.
Tu a cosa hai rinunciato?
Davvero a tante cose. Da ragazzina rientravo a casa, avevo giusto il tempo di pranzare studiare e subito a danza. Ricordo un episodio particolare in cui una mia compagna di scuola non mi invitò al suo compleanno, perché avendo rinunciato a quelli delle altre compagne per via dei miei impegni, avrei rinunciato sicuramente pure al suo. Lo dico alle miei allieve sappiate crescere attraverso le vostre rinunce. Certo la danza è anche soddisfazioni, ma quelle soddisfazioni sono frutto di rinunce e sacrifici.
Quali sono le caratteristiche di un’ottima ballerina?
Dedizione, pazienza, ambizione, testardaggine e umiltà. Devi stare li ore e ore, riprovare e riprovare. Quando raggiungi gli obbiettivi devi pensare che puoi fare molto di più. Nella danza si è tutti un pò attenti a guardare più gli errori o i difetti che i pregi. Il temperamento è quello che certamente non può mancare. Sono molto orgogliosa dei miei allievi che sono riusciti a realizzare il loro sogno, questo mi ha spinto sempre a fare di più. Mi piace citare sempre la coreografa Martha Graham “la danza è il linguaggio nascosto dell’anima”.
Francesca esprime a pieno il significato nella giornata internazionale della danza perché quando parla di danza lo fa con la gioia negli occhi. Una ragazza, una donna con ancora tanti sogni, tra cui quello di specializzarsi in coreografia, ma soprattutto quello di tornare al più presto a fare spettacoli e noi glielo auguriamo di cuore.
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